Per la Giornata Missionaria Mondiale dell’Anno Giubilare 2025, il cui messaggio centrale è la speranza, è stato scelto questo tema: “Missionari di speranza tra le genti”. È un invito ad essere, sulle orme di Cristo, messaggeri e costruttori della speranza, come è stato ricordato giovedì 16 ottobre durante la veglia missionaria diocesana, organizzata nella parrocchia del SS. Crocifisso. Come hanno sottolineato Roberta Brasili e Beatrice Petrocchi, direttrice e vicedirettrice dell’Ufficio missionario diocesano, «la Giornata Missionaria Mondiale è l’occasione di ricordare che siamo ancora, e possiamo continuare ad esserlo, come le prime comunità cristiane: appassionate, desiderose di annunciare Gesù a tutti, generose, aperte, portatrici di speranza tra le genti».
All’inizio della veglia i fedeli hanno accolto il cero pasquale, segno della luce di Cristo, speranza tra le genti, e cinque ragazzi hanno portato cinque candele colorate che hanno rappresentato i continenti: verde per l’Africa, rosso l’America, blu l’Oceania, giallo l’Asia, bianco l’Europa. Le hanno accese con la luce del cero pasquale, la luce di Cristo. Ognuno è stato poi invitato ad avvicinarsi all’altare e ad accendere la propria candelina. Queste piccole luci sono state poste intorno al cero pasquale, perché ognuno dopo aver accolto la luce di Gesù, può diventare luce per il mondo.
Tre le tappe della veglia, ognuna accompagnata dalla lettura del Messaggio di Papa Francesco per la Giornata missionaria mondiale, da alcuni gesti, dalla preghiera e dalla musica. Nella prima tappa sono state ascoltate due testimonianze. Il Saveriano Padre Emanuele Maria Borellli, nuovo parroco della parrocchia del SS. Crocifisso di Ancona, ha condiviso la sua esperienza di missione nelle Filippine dove è stato per più di 30 anni. Ha raccontato come è stato portatore e costruttore di speranza in quella terra di missione: «Noi siamo missionari prima di tutto nella nostra comunità, dove viviamo con fratelli provenienti da ogni parte del mondo, uniti nel carisma saveriano. Poi siamo chiamati ad annunciare il Vangelo e ad essere segno di speranza tra le genti di diversa cultura e religione. Nel 2009 abbiamo aperto nelle Filippine la parrocchia di Nostra Signora di Guadalupe, ma poi c’è stato un grande diluvio che ha fatto tanti danni. Noi siamo rimasti, non siamo fuggiti. Restare è stato un gesto di speranza, la popolazione è rimasta colpita perché non siamo scappati davanti alle difficoltà. Questo è stato un segno di speranza forte che ha toccato i loro cuori».
Andrea, un giovane della parrocchia di San Biagio, ha invece raccontato la sua esperienza missionaria in Camerun, vissuta questa estate insieme a Padre Diego Pirani e ad altri giovani. «È stata una bellissima esperienza che mi ha permesso di conoscere un mondo nuovo – ha detto – un viaggio che mi ha cambiato e mi ha aiutato a capire le priorità. Spesso noi ci lamentiamo per cose superflue e superficiali, mentre loro che vivono con pochissime cose rispetto a noi, si rimboccano le maniche tutti i giorni e cercano di affrontare le giornate nel migliore dei modi».
Nella seconda tappa, i fedeli sono stati invitati, come ricorda Papa Francesco nel suo messaggio, «a diventare artigiani di speranza e restauratori di un’umanità spesso distratta e infelice, ad essere gente di primavera, con uno sguardo sempre pieno di speranza da condividere con tutti, perché in Cristo “crediamo e sappiamo che la morte e l’odio non sono le ultime parole” sull’esistenza umana». Dopo aver ascoltato queste parole, i presenti hanno scritto su un fiore di carta una parola, una frase, una preghiera per esprimere il loro anelito di speranza. Ognuno lo ha poi posto ai piedi dell’altare, per creare insieme un piccolo “giardino di speranza”.
Durante la veglia, l’Arcivescovo ha sottolineato che «la speranza nasce dall’ascolto della Parola di Dio e dalla croce che è l’amore. La morte non ha potere perché l’amore è più forte della morte. La speranza è un annuncio pasquale, Cristo ha vinto la morte ed è risorto. Quello che stiamo vivendo è tempo di Chiesa in uscita. Questa parrocchia è stata affidata ai Padri Saveriani che hanno fatto tante esperienze di missioni e la loro presenza in questo quartiere multietnico è un segno di speranza. Il Vangelo è per tutti. Queste luci accese questa sera siamo ognuno di noi chiamati a portare la luce di Cristo. I piccoli semi che seminiamo sarà Dio a farli crescere, questa è la nostra speranza».
Nella terza tappa c’è stata la preghiera per la pace nel mondo, accompagnata dal segno dei semi. Mons. Angelo Spina ha consegnato a una famiglia, a due giovani, a una coppia di nonni e a due educatori una bustina contenente dei semi di girasole, in cui era stata disegnata dai bambini la bandiera di uno dei Paesi del mondo che vive situazioni di conflitto. Le bustine sono state poi consegnate anche agli altri fedeli, con l’impegno ad essere missionari di speranza e a pregare insieme per la pace. La bandiera disegnata dai bambini ha ricordato a ognuno di pregare per quel popolo.
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